martedì 15 gennaio 2013

Sorridi sei in Kenya!

Cari Amci condividiamo il racconto di Alessia, giovane donna che è con noi in Kenya in questo viaggio 2013!! Seguiranno tutte le notizie che riceveremo dai viandanti!
Buona lettura e buon viaggio!
Karibu


Step 1. "Sorridi sei in Kenya" 14.01.2013

Ciao a tutti! Chi scrive è Alessia, una ragazza di Povegliano di 24 anni e da poco laureata in Scienze forestali e ambientali. Come tutti i giovani anch’io avevo un desiderio, un po’ insolito e curioso ma degno di essere raccontato. Non saprei spiegare come, ma un po’ alla volta è nata la volontà di fare un esperienza in
missione, non tanto per dire di aver aiutato chi ne ha più bisogno ma più che sia per vedere, conoscere e capire cosa succede dall’altra parte del mondo. Frequentando Casa Milaico dei Missionari Laici della
Consolata sono venuta a conoscenza del gruppo Karibu, onlus di Scorzè, e di Lucia e Galdino che in gennaio
sarebbero partiti per il Kenya per visitare le missioni, i progetti e le adozioni che stanno portando avanti.

Partire con loro era una possibilità da cogliere al volo anche perché l’Africa, ammettiamolo, è da sempre un sogno di tutti noi. Ora vi scrivo dopo quasi dieci giorni trascorsi qui in Kenya, le emozioni sono state
tantissime, fin da subito appena arrivati all’aeroporto di Nairobi la prima frase che ho letto è stata “Smile you are in Kenya” ovvero “Sorridi sei in Kenya”.. insomma era sicuramente un buon auspicio per quello che mi avrebbe aspettato poi! I primi giorni li abbiamo trascorsi all’orfanotrofio Amami na wema che da anni il gruppo Karibu aiuta con le adozioni scolastiche. Accanto alla bella accoglienza ricevuta dai bambini, vorrei
però raccontarvi ciò che mi ha colpito di più, al punto da non credere a ciò che stavo vedendo. L’arrivo di tre nuovi bambini portati dalla nonna, non più capace di sostenere economicamente i suoi nipoti. Il pianto
dei bambini, di fronte al loro abbandono, era qualcosa di troppo ingiusto da accettare, e la mia impotenza mi faceva sentire inutile. Per noi qualcosa che non dovrebbe accadere mai, per le suore dell’orfanotrofio semplicemente “normale amministrazione”. La gran parte dei bambini arrivavano dalla vicina slum di Kangemi che con due novizie siamo andati a visitare. Tra tutta la povertà che ho visto, vorrei però raccontarvi un fatto del tutto insolito da trovare in una slum: il Taka Taka service, cioè un gruppo di giovani il cui lavoro consiste nel raccogliere i rifiuti organici dalla slum e trasformarli in compost per la successiva concimazione dei terreni. Inoltre, insegnano a fare la raccolta differenziata dei rifiuti, punto di partenza per
una maggiore pulizia dell’ambiente in cui le persone vivono. La volontà di migliorare le proprie condizioni di vita è dunque un segno di fiducia e positività nei confronti di questo popolo. I giorni successivi li abbiamo
trascorsi in compagnia di Padre Silas, che molti di voi già conosceranno. Assieme a lui abbiamo visitato le missioni di Karaba e Kalisa, in particolare in quest’ultima abbiamo preso parte ad una riunione con i rappresentanti della comunità per decidere gli ultimi dettagli riguardo la costruzione del pozzo, progetto desiderato con tanto affetto da Arduino. Nonostante alcuni problemi burocratici che non mancano mai, ho
percepito dalle persone un loro grande impegno in questo progetto, segno di consapevolezza dell’importanza dell’acqua in queste zone ancora piuttosto povere. Tra la visita di una missione e l’altra, Padre Silas ci ha dato la rara possibilità di vedere con occhi propri la vera vita africana, oltre alla sua
famiglia ci ha portato a conoscere tanti suoi amici, ognuno dei quali non ha mai esitato nel farci entrare in
casa e offrirci una tazza di caffè. L’ospitalità africana è ciò che fino ad ora mi ha colpito di più, sempre un
sorriso e una mano tesa nel dirti “Habari”, cioè ciao come stai. Ed è proprio questo che sicuramente mi porterò nel cuore e che cercherò, ancora non so come, di insegnare a noi italiani. Avrei ancora tante cose
da raccontarvi ma i bambini di Embu mi aspettano, io proseguirò la mia esperienza in un asilo mentre Lucia e Galdino continueranno il loro viaggio verso il Nord del Kenya. Nel frattempo sono arrivati altri due giovani
del gruppo Karibu: Cristian e Priscilla. Auguro a tutti loro un buon viaggio e ci ritroveremo poi tutti insieme a Nairobi per il ritorno in Italia condividendo le nostre esperienze. Un saluto a tutti!!
Alessia
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Step 2. "Suguta Marmar" 17.01.2013
Jambo Rafiki,
siamo molto contenti di potervi scrivere al termine di queste lunghe giornate, ricche di emozioni. Siamo arrivati da tre giorni a Suguta Marmar, e abbiamo ricevuto una calorosa accoglienza da padre Steven e da tutte le persone della "town". Gli sguardi sono sempre puntati su di noi, curiosi di vedere in noi "musungu" qualcosa di diverso e qui poco conosciuto.

Ieri padre Steven ci ha portato assieme alle infermiere della clinica mobile nel fondo della Rift Valley per visitare la tribù dei Pokot, una tribù tutt'oggi isolata dal resto del Kenya, e dove solo poche persone della diocesi di Maralal riescono ad avventurarsi. La diocesi qui sostiene un progetto chiamato "Pace e sviluppo", una maniera per cercare di trovare un futuro di pace tra le tribù dei Samburu, Turkana e Pokot.
Abbiamo assistito le infermiere nel vaccinare e verificare la salute dei neonati della tribù: tutto questo non si e' svolto in una clinica, ma all'ombra di una grande acacia. Ad aspettarci sotto il grande albero c'era una donna con il suo gracile bambino nato prematuro a 7 mesi. La vista di questo piccolo bambino ci ha davvero sconvolto in quanto era molto piccolo e denutrito.

Mentre le infermiere lavoravano senza sosta noi abbiamo potuto visitare il mercato locale ricco di colori e di incontri tra persone. Viaggiare attraverso questi monti e queste valli è molto difficoltoso, ci sono strade in cui si fatica a vedere il tracciato a causa della polvere ed altre invece dissestate piene di sassi e buche. Domani saremo ancora in viaggio, verso Maralal per visitare il vescovo pante e poi continueremo il nostro percorso sino al lago Turkana.
Un abbraccio,
Galdino, Lucia, Priscilla e Cristian.
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Step 3: "Il grande Nord!" 30.01.2013

Cari amici,

Sveglia alle 05.00 e dopo aver caricato tutte le nostre valigie sotto un cielo stellato dove si vedeva anche la croce del Sud, siamo partiti per un viaggio lunghissimo di 8 ore con Galdino alla guida che cercava di evitare le buche piu’ grandi. Destinazione: Lago Turkana a Nord del Kenya.

Man mano che passavano le ore di strada, il paesaggio iniziava ad essere sempre piu’ arido e ostile alla vita. Nonostante cio’, durante la strada abbiamo avuto la fortuna di vedere parecchi animali allo stato libero come struzzi, cammelli, acquila, scorpione, dick-dick e gazelle.

La grande magnata del Lojangalani ci si e’ presentata come un intatto villaggio tribale in sintonia con la natura dove le capanne sono costruite con foglie di palma intrecciate e dove le giornate sono scandite solo dalla pesca sul lago e dalla sorgente di acqua. Noi nella missione abbiamo continuato il nostro progetto delle adozioni scolastiche fotografando I bambini che I nostri amici aiutano per la sopravvivenza nelle scuole e facendo scrivere delle lettere di alcuni bambini piu’ bisognosi. Qui abbiamo avuto modo di conoscere un diacono “Caesar” che ci ha molto colpito per la sua voglia di aiutare gli altri, per il suo viso sempre solare e perche’, nonsotante le difficolta’ legate al clima, era sempre attivo e positivo. E’ stata per noi una grande testimonianza.

Una bella sorpresa si e’ rivelato il villaggio Sarima, dove finalmente e’ arrivata l’acqua. Il villaggio si e’ ingrandito e la scuola, costruita grazie all’aiuto di Michela Fassa, e’ diventata piccolo, bisognerebbe fare qualcosa. Le donne sono state molto accoglienti e I bambini ci hanno invaso con le loro manine alla ricerca di toccare la nostra pelle bianca per scoprire come siamo.

Caesar ci ha accompagnato al villaggio “El Molo”, qui abbiamo approffitato di una gita in barca che faceva parte di un progetto a sostegno della comunita’. Durante l’attraversata in barca si e’ fatto notare vicino a noi un grande coccodrillo facendo si che il ritorno non sia stato cosi’ sereno.

Altre 4 ore di pista terribile tra guadi, sassi e sabbia per raggiungere l’ultimo grande villaggio Turkana della zona: Il Moite. Anche qui abbiamo controllato le adozioni grazie alle quali diversi bambini riescono ad andare a scuola (solo il 30% dei bambini frequentano la scuola, grazie anche ai nostri amici in Italia).

Da qui il viaggio senza sosta ci porta a Marsabit passando per il deserto del Chalbi dopo oltre 7 ore di strada sterrata.

Siamo andati nel nostro villaggio Karibu dove siamo stati felicemente colpiti che, nonostante la terra sia molto arida, con l’arrivo delle pioggie sono riusciti a coltivare molto mais e fagioli. Ci hanno accolto con molta gioia e per noi hanno ucciso una bella capra e cotta al momento. In segno di amicizia ci hanno regalato dei braccialetti fatti con la pelle della capra sacrificata.

Domenica grande festa: inaugurazione della scuola di Badassa fatta con Il ricavato della Festa dei Popoli. Tra le tante persone c’era anche la partecipazione speciale del Vescovo Kihara. I bambini della scuola per ringraziarci hanno cantata e ballato per noi. Dai vari discorsi fatti dai rappresentanti del luogo e anche dai noi in rappresentanza del gruppo Karibu, abbiamo capito quanto sia importante per loro avere una scuola
in un posto dove non esiste niente.

Come segno di accoglienza e gratitudine hanno voluto contribuire facendoci indossare I loro costume tipici Borana. Ci siamo proprio sentiti parte di loro.

Un’altra forte esperienza l’abbiamo vissuta nel deserto a Shure, durante l’uscita della clinica mobile. Dopo aver caricato la Jeep con medicine, viveri e acqua, dall’oasi verde di Dirib Gombo, siamo stati catapultati nel deserto secco del Chalbi dove abbiamo assistito Sister Anna nei vari interventi della clinica mobile. Il tutto si svolgeva all’interno di una tipica capanna Gabra dove venivano vaccinati neonati, visitate le donne
inicnte sostenendole anche con del cibo per far fronte alla malnutrizione e altre persone con varie malattie (infezioni, HIV, malaria, ecc..). Sister Anna quest anno e’ contenta perche’ e’ supportata da un bravo infermiere: Micheal.

Alle 18.30 con una nostra grande sorpresa e’ arrivata una donna nella capanna con due galli che abbiamo visto trasformarsi in cibo per noi solo con l’utilizzo di pentola, coltello e torcia. La serata si e’ presentata con un’immagine indescrivibile: un cielo pieno di stelle e un po’ alla volta il levare della luna.
Abbiamo passato la notte all’interno della capanna dormendo nei loro letti tipici, addormentandoci con il sottofondo delle grida dei cammelli, asini, animali selvatici e uccelli. Padre Racho e Cristian, per il caldo, hanno preferito dormire sotto il cielo stellato.

Con un po’ di malinconia ci ha apprestiamo a fare le ultime visite verso Nairobi, lasciandoci alle spalle paesaggi e persone indimenticabili. Padre Silas, Padre Paul Maina, Padre Peter Inderito, Padre Racho, Sister Anna, il Vescovo Pante e tutti gli altri Padri, Sister e persone incontrate fin’ora salutano e abbracciano gli amici in Italia.

Un abbraccio

Galdino, Lucia, Priscilla e Cristian.