Spiegare a te,
 curioso lettore che ti stai immergendo in queste poche righe, che cos'è
 “Karibu”, è un'impresa difficilissima. “E' un'associazione con due 
anime” - direbbe qualcuno - e un po' avrebbe ragione. “Karibu” vuole 
avere due anime, ben distinte, ma inevitabilmente intrecciate.
Da
 una parte, devi immaginarti una piccola Bottega del Mondo, che si trova
 in un Comune che di “Mondo” spesso non vuole sentir parlare, e tante 
persone che entrano ed escono dalla stessa porta.
Immagina
 tanti volontari, che dedicano mattine o pomeriggi interi a “Karibu”, 
che si inventano mille modi per decorare la bottega o per incastrare nei
 posti più impensabili dell'auto scatole e scatolette da portare in 
magazzino.
Immagina
 tavoli pieni di confetti, nastri e ciocche, che abili mani riescono ad 
intrecciare e legare insieme, per dare vita a meravigliose bomboniere.
Immagina
 tanti occhi che osservano, e ogni mese scelgono i più bei pezzi di 
artigianato, i libri più interessanti e le creme più profumate e 
delicate.
Immagina
 tante mani, che ogni sera sfiorano banconote e monete, frutto del 
lavoro della giornata appena conclusa, consapevoli e certe che quel 
denaro rappresenta il giusto salario per i produttori dei Paesi da dove 
provengono gli oggetti venduti.
Infine
 immagina tanti giovani che organizzano aperitivi equo-solidali, che 
girano le scuole a raccontare storie di chicchi di caffè e di campesiños andini.
E
 poi c'è quell'anima di Karibu, che il cuore l'ha lasciato tra i 
villaggi del Kenya, e qui in Italia si impegna a raccogliere fondi, da 
destinare a progetti che diano la speranza, alle persone che avranno la 
fortuna di goderne, che le
 difficoltà della vita potranno piano piano affievolirsi, e che un 
giorno essi non dovranno più solo sopravvivere, ma riusciranno davvero a
 vivere.
Prova ad 
immaginare lunghi scambi di parole, che viaggiano a cavallo dell'aria, e
 in pochi secondi attraversano deserti, mari e montagne: allora vedresti
 dieci dita, che attraverso i tasti della tastiera di un computer 
cercano di far arrivare un semplice pensiero ad un'intera comunità, 
anche se distante più di 10000 chilometri.
Immagina
 persone che ogni anno scelgono di passare un mese lontano da casa, in 
terre aspre e torride, non da turisti, ma come semplici ospiti, che, 
prima di entrare in una capanna in punta di piedi, chiedono permesso, e 
si imbarazzano nel ricevere un'accoglienza inaspettata. Riportano a casa
 valigie cariche di un entusiasmo indescrivibile, che contagia il resto 
del gruppo e trasmette la forza di impegnarsi, per un intero anno.
Immagina
 tanti piedi, che ogni anno si ritrovano durante la Festa dei Popoli 
(che quest'anno sarà il 15-16-17 Giugno), pronti a camminare insieme per
 “creare qualcosa di diverso e nuovo per Scorzè”, tante mani e tanti 
sorrisi, che si incontrano, durante felici sere d'estate..
Ora ripercorri tutto quello che sei riuscito ad immaginare, dall'inizio di queste poche righe: ecco Karibu!
Progetti del Gruppo Karibu portati a termine nel 2011:
- Costruzione del tetto di una casa, abitata da una famiglia veramente povera, nella parrocchia di Karaba Wango;
 - Progetto Asini, per portare acqua al villaggio Karibu, a Dirim Gombo, zona semiarida del nord del Kenya, dove le donne sono costrette a percorrere molti chilometri a piedi con i pesanti recipienti dell'acqua in testa o sulla schiena, perchè l'unico pozzo è molto lontano (progetto realizzato con il contributo del MASCI di Scorzè);
 - Progetto “Raccolta dell'acqua piovana in serbatoi con apposite tettoie”, per le famiglie del Karibu village (progetto realizzato con il contributo di Michela Fassa);
 - Asilo a Suguta Marmar (località Lorukoti), zona semiarida abitata da pastori Samburu, nella diocesi di Maralal;
 - Asilo nel villaggio Karibu Village.
 
Progetti del 2012:
- Progetto “Amani Na Wema” (“Pace E Bene”): aiuto alle suore Francescane dell'Immacolata, nella gestione di una casa per i bambini della baraccopoli di Kangemi (7 km da Nairobi)